La storia dell’Inps “accompagna le più importanti trasformazioni del mondo del lavoro, del fare impresa e delle famiglie”. Così il presidente Pasquale Tridico ha aperto le celebrazioni per i 125 anni dalla fondazione dell’Istituto, a Palazzo Wedekind a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “L’Italia decise di abbracciare un’idea di Stato sociale che permettesse a tutti migliori condizioni di vita, costruendo progressivamente una sanità pubblica, un reddito assicurato per malati e indigenti, un’istruzione pubblica e gratuita, servizi per l’impiego e servizi abitativi”, ricorda. “Le due grandi crisi del nuovo secolo, quella finanziaria e la pandemia, hanno generato un welfare sempre più universale e meno categoriale, rivolto a tutti lavoratori e non solo ai lavoratori subordinati, con l’estensione dell’indennità di disoccupazione e con l’introduzione del reddito minimo, in linea con gli indirizzi comunitari”, sottolinea. L’Inps è “un motore sempre acceso, l’ente di welfare più grande d’Europa. È anche diventato un pilastro imprescindibile nelle situazioni di emergenza, come accaduto durante la pandemia, quando ha risposto in modo efficace a un bisogno di sostegni senza precedenti per ulteriori 16 milioni di cittadini serviti”, osserva. “Secondo l’ultimo bilancio consolidato, l’Istituto gestisce 386 miliardi in entrate, di cui 145 miliardi trasferimenti pubblici e 384 miliardi di uscite, assicurando la sostenibilità del sistema” ed è stato “il volano della realizzazione di misure come l’assegno unico, che oggi viene erogato a circa 10 milioni dei nostri figli, di sussidi per milioni di poveri, mentre decine di milioni di utenti hanno ricevuto gli interventi di sostegno per contrastare la crisi energetica”. Infine il presidente dell’Inps ricorda “il terribile naufragio di Crotone. Sta a noi, con ogni tipo di strumento che scegliamo di porre in campo, mantenere la promessa che abbiamo sottoscritto attraverso la Costituzione di crescere come collettività, attraverso il lavoro e il sostegno al pieno sviluppo di ogni individuo, a partire dagli ultimi, a partire dai più fragili. Solo se nessuno viene lasciato indietro, lo sguardo di tutti può volgersi in avanti”. Dal palco di palazzo Wedekind è intervenuta anche la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che avverte come sia “forte il richiamo della responsabilità che mi è stata assegnata, soprattutto pensando alla riforma delle politiche attive, a cui stiamo lavorando all’interno del ministero che l’onore di rappresentare. Stiamo lavorando per il potenziamento della progettazione delle politiche attive, che ha nell’attivazione delle persone le proprie linee guida: siamo consapevoli di un’economia in continua evoluzione. Siamo al lavoro – spiega – per disegnare percorsi previdenziali stabili, che permettano a ciascuno di progettare il proprio futuro pensionistico. Al centro di tutto resta quel diritto-dovere al lavoro che la Costituzione mette tra i principi fondamentali della Repubblica. Il lavoro è anche inclusione ed è la condizione necessaria per costruire una storia previdenziale solida, su cui poggia la meritoria attività dell’Inps di cui oggi celebriamo i 125 anni. Il pensiero va all’art. 4 della Costituzione che assegna alla nostra Repubblica l’impegno a riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e la promozione delle condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ma che “affianca questo diritto e dovere di ogni cittadino a svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione, che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, conclude. Per la presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, “servirebbero delle politiche di lungo periodo che dovrebbero riguardare una accurata programmazione dell’andamento del mercato del lavoro nazionale e transnazionale, garantendo quindi la mobilità anche transnazionale dei lavoratori, per rendere concrete le scelte di crescita dell’occupazione”, sottolinea. “Non è forse il settore della previdenza quello da cui prendere le mosse, ma mi permetto di dire che non è il solo: il sistema della sicurezza sociale nel suo insieme è quello a cui cittadini guardano con fiducia, per sentire assecondate le loro aspettative di giustizia e per ricevere rassicurazione nell’accesso ai diritti. La Corte Costituzionale segue con rigore questi percorsi, nel rispetto sempre della discrezionalità del legislatore, ma anche nella piena consapevolezza del suo ruolo quale giudice delle leggi”, conclude.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-
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