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Influenza, la quota di anziani vaccinati non raggiunge la soglia Oms

ROMA (ITALPRESS) – Ogni anno l’influenza stagionale è responsabile dai 3 ai 5 milioni di casi gravi in tutto il mondo e di circa 650mila decessi. Il ricorso alla vaccinazione concorre a contenere gli effetti dell’influenza sia in termini di morbosità sia di letalità. Nel 2021, secondo i dati Istat, le persone di 65 anni e più che dichiarano di essersi vaccinate contro l’influenza (nei 12 mesi precedenti l’intervista) sono il 66,1% (46,9% nel 2019 e 42,3% nel 2015 ), in crescita ma comunque al di sotto della soglia raccomandata dall’Oms. Quota, peraltro, non raggiunta neanche tra gli over 75 (73,2%, 59% nel 2019 e 53% nel 2015). La copertura vaccinale aumenta al crescere dell’età, con differenze di genere non significative: tra i 65 e i 74 anni ha fatto il vaccino antinfluenzale il 60,6% degli uomini e il 58,6% delle donne; tra gli ultrasettantacinquenni i valori sono rispettivamente 75,3% e 71,8%. Nella classe 15-64 anni il livello di vaccinazione risulta nettamente inferiore: solo il 14,5% degli uomini e il 16,4% delle donne.
La propensione a vaccinarsi non varia molto in base allo status socio-economico dell’anziano, mentre una significativa differenza si osserva relativamente al luogo di residenza, con una maggiore propensione a vaccinarsi nelle regioni del Centro Italia. Oltre il 60% della popolazione non vaccinata nella classe di età 15-64 anni non ritiene di essere un soggetto a rischio e il 16% dichiara di non essere stato consigliato in tal senso da nessun medico. Tra gli over 64enni non vaccinati il 15,7% è timoroso per possibili rischi e l’11% esprime dubbi sull’efficacia del vaccino. Il timore dei rischi è più presente tra gli over74enni (20,9%) mentre nella popolazione giovane o adulta non vaccinata questi motivi sono poco diffusi (meno del 5%). La copertura vaccinale è particolarmente importante nel segmento dei soggetti più vulnerabili specie se anziani. Tra gli over64enni che dichiarano cattive condizioni di salute la propensione alla vaccinazione è più elevata della media, a conferma di come lo stato di salute sia rilevante nell’orientare le scelte in questo senso.
Tra chi dichiara buone condizioni di salute, infatti, il ricorso alla vaccinazione è più basso (60,1%) rispetto a chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (71,5%) o di chi presenta malattie croniche (69,1%), specie in situazioni di multi morbosità (71,8%). A frenare il ricorso alla vaccinazione nei più fragili sono anche i timori degli eventuali rischi conseguenti.
Il non ritenersi soggetto a rischio costituisce la motivazione prevalente per il 40% degli ultra64enni non vaccinati che dichiarano di trovarsi in buone condizioni di salute; percentuale che si dimezza tra chi dichiara di trovarsi in cattive condizioni di salute (18,5%). Tra questi ultimi, tuttavia, la quota di chi adduce la motivazione legata ai possibili rischi, in confronto, raddoppia (il 21,7% contro il 10% tra chi dichiara buona salute). Nei più fragili risulta più elevata anche la quota di chi dichiara di non essersi vaccinato a causa di problemi di salute (15,5% rispetto al 5,7% del totale degli ultra 64enni non vaccinati).

– foto agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

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