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Fancy Food Show 2025: intervista a chef Fabrizio Facchini

Siamo al padiglione Italia al Fancy Food Show 2025 di Las Vegas, dove abbiamo l’onore di incontrare lo chef Fabrizio Facchini, un’istituzione nel panorama gastronomico sia di New York che di questo evento. In questa intervista, Facchini condividerà la sua esperienza di sei anni al Fancy Food, descrivendo l’evoluzione del padiglione Italia e l’impatto crescente dei prodotti made in Italy nel mercato americano. Scopriremo anche le reazioni degli americani ai nostri prodotti e come il loro palato si stia raffinando grazie a una maggiore esposizione ai veri sapori italiani. Da quanti anni sei qui al Fancy Food? «Penso adesso saranno circa sei anni, sì dal 2018.» Sei anni di Fancy Food, hai visto crescere il padiglione Italia, che diventa sempre più importante. Come l’hai visto cambiare in questi anni? «Io ho seguito molto l’evoluzione dal 2018 del padiglione come aziende, come Universal Marketing, che sta facendo un gran lavoro a livello degli esibitori, e naturalmente del nostro governo, dell’Italian Trade Agency che qui sta spingendo forte per la crescita delle esportazioni. Abbiamo un aiuto di aziende private, più espositori, più il governo. Diciamo che il padiglione Italia è sempre stato un partner forte del Fancy Food. Quest’anno, poi, è di nuovo il partner ufficiale: è la quarta volta che succede. C’è una collaborazione enorme tra Specialty Food Association, Universal Marketing e l’Italian Trade Agency, che organizzano questo grande padiglione Italia.» Quali sono le reazioni degli americani quando si ritrovano davanti ai prodotti della nostra terra? «Made in Italy è una cosa che fa sognare tutti, non solo gli americani, ma il mondo intero. Quando un americano vede un prodotto italiano si innamora subito. Noi abbiamo eccellenze dal nord al sud, incluse le isole, che ci invidiano ovunque. È vero che l’americano ha un rapporto speciale con l’Italia: storia, cultura, cibo, turismo, mare, musica, tutto li affascina.» Cosa cerca però l’americano nel cibo italiano? Come sta cambiando il palato di questi americani? «Sta cambiando. Da un po’ di anni ci sono molti più prodotti italiani disponibili rispetto a 20-30 anni fa. Anche i social media hanno contribuito tantissimo: oggi l’americano conosce il pomodoro San Marzano, la pasta di Gragnano, e sa cos’è il vero Parmigiano Reggiano.» L’italian sounding, il parmesan… questo è uno dei problemi di cui si parla sempre. Come si combatte l’italian sounding? «È difficile, ma la chiave è l’educazione. Questo padiglione aiuta molto, ma c’è tanto lavoro da fare. Dobbiamo far capire quali sono i veri prodotti autentici, i nostri DOP e IGP. Una volta che l’americano prova un prodotto di qualità autentico, riconosce subito la differenza rispetto a un prodotto domestico.» Ci sono diverse attività di show cooking durante la fiera. Quali sono? «Quest’anno a Las Vegas diverse regioni italiane hanno portato chef, dalla Sicilia al Piemonte. Abbiamo anche una collaborazione con Giallo Zafferano, che dimostra diverse ricette. Inoltre, nell’area ICE abbiamo chef che cucinano e un ragazzo italiano che viene dal Canada, che prepara pasta fresca cantando canzoni italiane. È davvero bello.» Allora a questo punto vediamo: lo chef Facchini potrebbe essere quello che canta mentre cucina? Tu come canti? «Io canto male, mia moglie canta meglio!»
Un sentito ringraziamento all’Italian Trade Agency, alla Specialty Food Association e a Universal Marketing per averci ospitato in questo prestigioso evento.

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