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“Il nuovo umanesimo del merito”: l’evento di presentazione di Reputation Review n°30 nella Libreria Spazio Sette

Si è svolta martedì 23 maggio la presentazione del nuovo numero di Reputation Review, l’unica rivista italiana specializzata in Corporate Reputation.

La trentesima edizione del mensile è interamente dedicata alla cultura del merito, argomento che ha animato il secondo piano della Libreria Spazio Sette, nel centro storico della capitale. L’evento ha avuto luogo nelle ampie sale dello storico palazzo rinascimentale Cavallerini Lazzaroni a Roma, tra i dorati affreschi seicenteschi di Giacinto e Ludovico Gimignani.

A colorare il tema del merito, il talk moderato da Andrea Pancani, vicedirettore e giornalista di La7. Il convegno ha offerto lucide pennellate sulla questione del merito all’intero del nostro Paese; trasformandosi in grande occasione di arricchimento e incontro per tutti i presenti. Grazie alla collaborazione di Federmanager e 4Manager, di cui ha preso voce Valter Quercioli, Vice Presidente Federmanager, e al prezioso intervento dell’ex Presidente Lamberto Dini, il dibattito ha illustrato una precisa cornice meritocratica a livello nazionale, offrendo ottimi spunti sul ruolo del merito e sulle sue possibilità di valorizzazione all’interno del nostro Paese. A completare il quadro meritocratico, il contributo di Joe Casini e Davide Ippolito,  fondatori di Zwan e Reputation Review.

Quello del merito è da sempre un tema molto sentito nel nostro Paese, oggi ancor di più nello scenario di un’Italia trasformata dalla crisi. Pandemia, guerra e inflazione hanno acuito la complessità del tessuto socio-economico italiano, elevando il merito a necessità e requisito per la ripresa nazionale. Dal livello individuale alla sfera collettiva, la cultura del merito si dispiega nella pluralità di competenze; nello specifico in tutte le “competenze tecniche, strategico-politiche e filoumanistiche – come evidenziato da Valter Quercioli. L’avvio del Paese ha bisogno di un nuovo umanesimo” dove abilità specialistiche si mescolano a competenze umane e interpersonali, quali “la capacità di leadership situazionale, attrazione, accrescimento e maturazione dei talenti oltre alla gestione di stakeholder e portatori di interesse”.

Come ricordato da Lamberto Dini, il grande freno dell’Italia è la mancata coincidenza tra merito e riconoscimento del merito: “il governo italiano deve impegnarsi per agevolare le attività di tutte le imprese e incentivare la mobilità lavorativa” perché è la parità il vero bottone dell’ascesa meritocratica. Nonostante le imperfezioni del sistema nazionale, l’Italia ha tanto da offrire: la ricchezza meritocratica italiana è visibile dalla sua straordinaria “formazione well-grounded”, attraverso “percorsi didattici culturalmente completi [perché…] il valore passa soprattutto attraverso la commistione di più talenti, ingegni e settori.”  

Non esiste una cassetta degli attrezzi del merito: la buona educazione insieme alla motivazione e alla viva capacità di emergere creano il vero profilo del merito. Nonostante l’alta frequenza d’uso, il termine cela una grande complessità correlata alle dinamiche di riconoscimento: è l’”altro oltre il sé” l’elemento indispensabile per avviare la valutazione spoglia di giudizio: il passo percettivo contro ogni “demonizzazione, stereotipo e pregiudizio”, il fattore indispensabile per l’ottimizzazione dell’equilibrio sociale. 

La cultura del merito è una questione complessa e poliedrica: per un ulteriore approfondimento su ogni suo aspetto è consigliata la lettura delle pagine dedicate di Reputation Review n°30, ancora disponibile su Zwan Store.

 

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