ROMA (ITALPRESS) – Nel primo trimestre del 2023, secondo i dati Inps, le assunzioni e le cessazioni nel loro complesso hanno raggiunto e superato i livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni. Anche il numero di trasformazioni da rapporti a termine a rapporti a tempo indeterminato risulta assai elevato, pur scontando una flessione rispetto al livello straordinario del primo trimestre 2019. Complessivamente le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nel primo trimestre del 2023 sono state 1.908.000, sostanzialmente stabili rispetto allo stesso periodo del 2022 (+0,3%). In leggera flessione risultano quelle di contratti a tempo indeterminato (-3%); per gli altri contratti si registra nel complesso un lieve incremento (+1,2%) esito però di andamenti differenziati: somministrazione -10%, apprendistato -2%, tempo determinato +3%, stagionali +4% e lavoro intermittente +12%. La dinamica delle assunzioni nei primi tre mesi dell’anno è stata più accentuata nelle classi di dimensione aziendale fino a 99 dipendenti; per la classe 100 e oltre si registra una lieve flessione (-3%). Per quanto riguarda le tipologie orarie, l’incidenza del part time è lievemente aumentata nell’insieme delle assunzioni a termine (35%) mentre è stabile nelle assunzioni a tempo indeterminato (32%). Le trasformazioni da tempo determinato nel corso del primo trimestre sono risultate 215.000, in netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+11%). Contemporaneamente le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano in flessione rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente (-11%). Le cessazioni nei primi tre mesi sono state 1.498.000, in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3%). Concorrono a questo risultato i contratti a tempo indeterminato (-10%), i contratti in apprendistato (-6%), i contratti in somministrazione (-5%) e i contratti stagionali (-1%). In controtendenza invece risultano i contratti a tempo determinato (+2%) e quelli di lavoro intermittente (+6%). Analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla causa si evidenzia una forte riduzione nel primo trimestre rispetto al 2022 dei licenziamenti di natura economica (-23%), dei licenziamenti disciplinari (-13%) e delle dimissioni (-4%). A marzo si registra un saldo positivo pari a 474.000 posizioni di lavoro. Per il tempo indeterminato la variazione risulta pari a +386.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +88.000 unità (dettagliatamente: +40.000 per gli intermittenti, +25.000 per i rapporti a tempo determinato, +23.000 per gli apprendisti, +11.000 per gli stagionali e -11.000 i somministrati). I maggiori contribuiti alla crescita sono stati assicurati dalle costruzioni (+307.000 nel quadriennio, +51.000 nell’ultimo anno) e dal terziario professionale (+300.000 nel quadriennio, +99.000 nell’ultimo anno), al cui interno un peso particolare è quello del segmento della consulenza informatica.
(ITALPRESS).
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