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L’Ue potrebbe produrre più cibo con meno risorse


ROMA (ITALPRESS) – Una nuova rivoluzione agricola è alle porte. L’agricoltura europea può produrre più cibo, consumando meno risorse, grazie all’agricoltura rigenerativa. A dirlo è lo studio condotto dall’Alleanza europea per l’agricoltura rigenerativa (EARA). Lo studio, intitolato “rigenerare l’Europa dalle fondamenta”, è stato condotto tra il 2020 e il 2023 su 78 aziende agricole rigenerative in 14 paesi europei, per un totale di oltre 7.000 ettari di terreno.
Le aziende che praticano agricoltura rigenerativa – cioè che lavorano in armonia con la natura, riducendo input chimici e sfruttando tecniche innovative – hanno registrato una produttività complessiva superiore del 27% rispetto a quelle convenzionali. Il tutto, con rese alimentari quasi identiche e un impatto ambientale decisamente inferiore. Registrando però un -61% nell’uso di fertilizzanti chimici, -76% di pesticidi, -78% di carburante. Miglioramenti anche per la biodiversità, la salute del suolo e la capacità di resistere al caldo. I campi rigenerativi, d’estate, sono persino più freschi di 0,3°C rispetto a quelli tradizionali. Inoltre, mentre le aziende convenzionali dipendono per oltre il 30% da mangimi importati, le aziende rigenerative sono riuscite a produrre utilizzando esclusivamente risorse della propria bioregione.
Un esempio arriva dalla Grecia. Sheila Darmos, fondatrice di The Southern Lights, che coltiva olivi e agrumi senza pesticidi, ha registrato delle rese che superano del 280% la media nazionale. Oltre a migliorare l’efficienza agricola, queste pratiche hanno effetti positivi sull’ambiente. Le aziende rigenerative mostrano una fotosintesi aumentata del 24%, una copertura del suolo del 23% superiore e una maggiore diversità delle piante del 17% rispetto ai metodi convenzionali. Secondo le stime dello studio, una transizione verso pratiche rigenerative a livello europeo, potrebbe portare già nei primi anni alla mitigazione di 141,3 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all’anno, pari all’84% delle emissioni nette del settore agricolo dell’UE. Ma non è tutto, dopo un periodo di transizione di 3-7 anni, il comparto agricolo europeo potrebbe addirittura diventare net positive, garantendo sia sicurezza alimentare che adattamento agli eventi estremi. Infine, lo studio propone anche soluzioni concrete per sostenere la transizione: assicurazioni ad hoc, incentivi legati ai risultati, e reti di supporto tra agricoltori. Perché, come ricorda l’alleanza EARA, il futuro dell’agricoltura potrebbe essere non solo più verde… ma anche più giusto, efficiente e resiliente.

abr/gtr/col

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