Urbani Tartufi è il marchio numero uno negli Stati Uniti, una super eccellenza, di cui abbiamo il piacere di parlare, qui al nostro box al Summer Fancy Food, con Vittorio Giordano, Vice Presidente dell’azienda.
Come vi siete conquistati questo posto in un mercato così competitivo?
Dobbiamo ringraziare le generazioni precedenti della famiglia Urbani che anni fa ha cominciato ad andare in diversi Paesi, soprattutto negli Stati Uniti, dove abbiamo testimonianza di presenza Urbani già dal 1947. Poi è stata un’evoluzione. Noi cerchiamo di diffondere il prodotto educando il consumatore a un utilizzo coretto del tartufo. Staccandosi dalla tradizione italiana, qui negli Usa si sviluppano idee differenti e di conseguenza il tartufo si inserisce in menù diversi, più internazionali e questo permette di stabilizzare la nostra presenza.
Come si fa ad educare il palato degli americani?
Oggi è sicuramente più facile rispetto al passato, grazie ai social, al fatto che si viaggia di più. Noi poi abbiamo una rete di vendita e di brand ambassador che ci permette di dialogare direttamente con gli chef, ai quali chiediamo di fare dei corsi per il loro staff e di organizzare serate durante le quali parliamo di tartufi, cene dedicate in cui il cliente viene per gustare il tartufo ma anche per approfondire l’origine e l’utilizzo.
Qui al Padiglio Italia ci sono circa 400 aziende italiane e i dati rispecchiano un aumento della richiesta di prodotti italiani. Possiamo dire che i dazi non fermano il Made in Italy, anzi, piace sempre di più agli americani. Che messaggio positivo possiamo lanciare?
Il Made in Italy è un marchio e noi, da italiani, dovremmo gestirlo come tale, penso sia valorizzato più all’estero che in Italia. Qui c’è molto interesse, guidiamo il mercato alimentare negli Usa, siamo leader in questo e dobbiamo continuare a educare cliente. Poi sì, i dazi impensieriscono ma bisogna cercare di gestire questa situazione.
Quali sono i progetti futuri?
Sono tantissimi, stiamo lavorando sul riposizionamento del marchio, e su nuove partnership a livello di chef e di marchi del lusso. Qui funziona molto bene il concetto di accostare due marchi italiani, anche se non stesso settore, per esempio food e moda o automotive ed è quello che vogliamo fare per rafforzare la presenza del made in Italy.