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Dalla Cisl un manifesto “per un lavoro a misura della persona”

ROMA (ITALPRESS) – Maggiori finanziamenti su istruzione e formazione, più orientamento scolastico e universitario, tirocini più mirati, attivare le politiche attive, salario minimo solo se di natura contrattuale, tutelare il lavoro autonomo. Sono solo alcuni dei 13 punti prioritari per l’azione pubblica e per la contrattazione collettiva contenuti nel Manifesto Cisl “Per un lavoro a misura della persona” presentato oggi a Roma alla presenza, tra gli altri, della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone; e del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
Dopo il periodo di emergenza economica conseguente alla crisi pandemica, l’Italia ha mostrato una capacità di ripresa superiore alle attese, reagendo anche alle difficoltà seguite all’invasione dell’Ucraina. Il dato più evidente di questa resilienza – secondo la Cisl – è l’aumento dell’occupazione a partire dal secondo trimestre 2021. Mentre in alcuni settori ancora oggi si assiste ad una contrazione dei posti di lavoro, nella maggior parte emerge, al contrario, una carenza di competenze, aggravata dalla demografia avversa. Restano i problemi strutturali del nostro mercato del lavoro, con il primato europeo negativo per l’occupazione femminile, una delle cause della povertà delle famiglie e della denatalità, e l’elevato numero di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano.
Per poter affrontare queste sfide occorre saper leggere le trasformazioni oltre ogni semplificazione politica e mediatica. Al problema della precarietà si è da tempo aggiunta l’emergenza delle competenze, che non solo rischia di diventare un freno alla crescita, ma anche di creare un bacino sempre più largo di lavoratori con professionalità obsolete destinati ad essere relegati nella trappola dei lavori sottopagati, quando non nella disoccupazione. Si delinea perciò un quadro complesso, in cui lo skill shortage convive con sacche di disoccupazione, precarietà, lavoro povero che dipendono innanzitutto, più che da una legislazione poco tutelante, dalla scarsa attenzione riservata, da decenni, al sistema di istruzione e formazione e alle politiche attive. Riequilibrare le tutele dal posto di lavoro al mercato del lavoro è passaggio centrale, tanto declamato nei convegni, quanto ancora irrealizzato nella pratica quotidiana. Secondo il Manifesto Cisl sono quindi necessari maggiori finanziamenti su istruzione e formazione con il rafforzamento dell’intera filiera, dagli asili nido all’istruzione universitaria, non solo portando a termine le riforme previste dal Pnrr, ma facendo anche in modo che le azioni in campo non vadano a scemare con la fine degli investimenti allocati, bensì continuino ad essere finanziate anno dopo anno. Aumentare i finanziamenti per incoraggiare il ricorso all’apprendistato duale, sia nei percorsi di istruzione secondaria superiore, sia nel sistema della formazione professionale regionale, potenziando la programmazione dell’offerta formativa soprattutto in quelle regioni che ne sono sprovviste per superare le gravi disparità territoriali.
L’orientamento scolastico e universitario, a lungo sottovalutato, è fondamentale per compiere scelte consapevoli e per questo – prosegue la Cisl – va potenziata la riforma dell’orientamento contenuta nel Pnrr.
Secondo il sindacato è necessario, inoltre, un utilizzo mirato e accurato del tirocinio da parte dei Centri per l’Impiego e delle altre istituzioni preposte a promuoverlo, in modo che possa essere realmente efficace nel facilitare l’inserimento lavorativo e non perda la sua essenziale connotazione formativa. La formazione deve poi accompagnare tutte le fasi della vita lavorativa al fine di garantire l’aggiornamento delle competenze alle innovazioni tecnologiche e organizzative, per consentire sviluppo professionale e prevenire disoccupazione e inoccupazione. Necessario – si legge ancora nel Manifesto – attivare le politiche attive. Ma non solo. Pur non considerando i contratti a termine uno strumento di precarietà, preoccupa l’elevato numero di quelli di breve durata che espongono i lavoratori all’instabilità lavorativa. Pertanto si chiede di rimodulare il contributo dovuto dal datore di lavoro per i contratti a termine in modo inversamente proporzionale alla durata. Sono necessari incentivi per le aziende che contrattano la conciliazione vita professionale-vita privata. Rendere l’organizzazione del lavoro più vicina alle persone. Altro punto del Manifesto è rafforzare le tutele per il lavoro autonomo in tre direzioni: rendere strutturale l’Iscro, l’ammortizzatore sociale per le partite Iva, estendere agli autonomi l’accesso alle politiche attive; dare attuazione alla legge sull’equo compenso.
Occorre poi migliorare le condizioni di lavoro nei settori labour intensive. La Cisl dice sì al salario minimo, ma soltanto di natura contrattuale: riconoscendo non solo i livelli retributivi, ma anche le altre tutele contrattuali quali permessi, scatti di anzianità, premi di risultato, soluzioni di conciliazione, welfare integrativo, bilateralità. Occorre perciò estendere settore per settore il trattamento economico complessivo dei Ccnl più applicati. Infine – secondo il sindacato – salario dei dipendenti italiani può trovare giovamento molto più concreto dalla realizzazione degli intenti dei padri costituenti: maggiore partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale.

– Foto xb1/Italpress –

(ITALPRESS).

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