ROMA (ITALPRESS) – Nel 2021 il valore dell’economia non osservata raggiunge 192 miliardi di euro. L’economia sommersa si attesta a poco meno di 174 miliardi di euro, mentre le attività illegali superano i 18 miliardi. Rispetto al 2020, il valore dell’economia non osservata cresce di 17,4 miliardi (+10%), ma la sua incidenza sul Pil resta invariata (10,5%). Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni e 990 mila, con un aumento di circa 73 mila unità rispetto al 2020. E’ quanto emerge da un report dell’Istat.
L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che, per motivi diversi, sfuggono all’osservazione diretta e comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e illegale.
Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda.
Quest’ultima integrazione contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a fenomeni di carattere puramente statistico ed elementi ascrivibili a componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima.
L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette.
Nel 2021 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 192,0 miliardi di euro, segnando una crescita del 10,0% rispetto all’anno precedente (quando era 174,6 miliardi), sostanzialmente in linea con la dinamica del Pil (+9,7%).
L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil si è di conseguenza mantenuta costante al 10,5%, 0,8 punti percentuali al di sotto di quanto osservato nel 2019 (11,3%).
La crescita dell’economia non osservata è stata guidata dall’andamento del valore aggiunto da sotto-dichiarazione, che ha segnato un aumento di 11,7 miliardi di euro (pari al 14,6%) rispetto al 2020. Di minore entità l’incremento del valore aggiunto generato dall’utilizzo di lavoro irregolare (5,7 miliardi di euro, pari al 9,2%) e dalle attività illegali (0,9 miliardi di euro, pari al 5,0%). In controtendenza, le altre componenti del sommerso hanno mostrato una riduzione pari a 0,8 miliardi di euro (-5,5%) rispetto all’anno precedente, principalmente dovuta ad una contrazione dei fitti in nero.
La sostanziale stabilità dell’incidenza dell’economia non osservata sul Pil è dunque il risultato di andamenti eterogenei delle sue componenti. In particolare, mentre la dinamica marcata mostrata dalla sotto-dichiarazione ne ha riportato l’incidenza sul Pil ai livelli pre-crisi (5,0%), la crescita meno sostenuta del valore aggiunto da lavoro irregolare ha comportato un’ulteriore discesa della sua incidenza (fino al 3,7%, dal 4,3% del 2019).
Tali diversi andamenti hanno prodotto una significativa ricomposizione del peso delle diverse componenti sul totale dell’economia non osservata. Rispetto al 2020, infatti, ad un aumento della rilevanza della sotto-dichiarazione (dal 45,6% al 47,6%) si è associata una riduzione di tutte le altre tipologie: dal 35,7% al 35,5% il lavoro irregolare, dal 9,9% al 9,5% l’economia illegale, dall’8,7% al 7,5% le altre componenti.
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