
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 le imprese a controllo estero in Italia sono pari allo 0,4% delle imprese residenti, occupano il 9,8% degli addetti, producono il 21,0% del fatturato e il 17,5% del valore aggiunto dell’Industria e dei Servizi. Rilevante è il loro peso negli scambi con l’estero di merci e nella spesa privata in R&S intra-muros. Il 42,2% del fatturato prodotto all’estero dalle multinazionali italiane è destinato a mercati diversi dal Paese di localizzazione della controllata italiana. Si confermano quote elevate di esportazioni verso l’Italia nei settori tradizionali del Made in Italy. Nell’Industria, la possibilità di accedere a nuovi mercati è la motivazione prevalente per realizzare nuovi investimenti all’estero per tre su quattro dei gruppi multinazionali italiani. Tra le altre motivazioni: l’aumento della qualità e lo sviluppo di nuovi prodotti (uno su quattro) e l’accesso a nuove conoscenze o competenze tecniche specializzate (uno su cinque). Lo riferisce il report dell’Istat sulle imprese multinazionali.
Provenienti da 106 Paesi, le multinazionali estere sono attive in Italia nel 2023 con 18.825 controllate (+2,1% rispetto al 2022), occupano oltre 1,8 milioni di addetti (+4,2%), fatturano 887 miliardi di euro (-2,3%), producono oltre 188 miliardi di valore aggiunto (+8,3%) e sostengono una spesa in ricerca e sviluppo intra-muros di oltre 6 miliardi (+6,8%). Le controllate estere operano prevalentemente nei Servizi (71,7%) ma la loro presenza rimane rilevante anche nell’Industria (28,3%). Il fatturato delle multinazionali estere nell’industria rappresenta il 41,3% del fatturato totale a controllo estero, in diminuzione rispetto al 2022 (46,7%). Nel 2023 il contributo delle multinazionali estere ai principali aggregati economici nazionali resta stabile rispetto al 2022: 9,8% degli addetti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2022), 21,0% del fatturato (+0,0 p.p.), 17,5% del valore aggiunto (+0,1 p.p.). In crescita e pari al 38,3% il loro contributo alla spesa in Ricerca e sviluppo (+0,7 p.p.). Le multinazionali italiane confermano la presenza all’estero in 171 Paesi con 25.273 controllate (-0,9% rispetto al 2022) che occupano oltre 1,7 milioni di addetti (-2,6%) con un fatturato di 560 miliardi (+1,3%). In particolare, per le imprese dell’Industria e dei Servizi non finanziari il fatturato al netto degli acquisti in beni e Servizi registra una crescita del 14,9% rispetto al 2022.
Le affiliate italiane all’estero attive nell’Industria sono 10.144 unità, contro 15.129 affiliate attive nei Servizi. Si conferma tuttavia la vocazione prevalentemente industriale degli investimenti italiani all’estero sia in termini di numero di addetti sia in termini di fatturato. Infatti, le imprese industriali a controllo italiano che operano all’estero impiegano 914mila addetti (53,3% del totale della forza lavoro impiegata all’estero dalle multinazionali italiane) e realizzano 285 miliardi di fatturato (50,9% del fatturato estero dellle multinazionali italiane). Rispetto al 2022, i settori più dinamici sono la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,0% del fatturato e +32,3% degli addetti), la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (+4,5% e +23,6%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (+10,9% e +11,7%). La dimensione media delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali è elevata sia per le controllate estere in Italia (97,5 addetti) sia per le controllate italiane all’estero (67,9 addetti), in confronto alle altre imprese residenti Italia (3,6 addetti). Anche in considerazione delle differenze strutturali nella dimensione media delle imprese, la produttività, misurata come valore aggiunto per addetto è, in media, più elevata per le imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri (102,6mila euro) rispetto alle restanti imprese residenti in Italia (63,8mila euro). Nel 2023, le esportazioni di merci attivate da imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri presenti in Italia superano 203 miliardi di euro, facendo registrare un incremento contenuto (+1,6%) rispetto al 2022, mentre le importazioni, con oltre 228 miliardi, mostrano una flessione del 9,8%. Queste imprese contribuiscono in modo significativo all’interscambio commerciale italiano e infatti realizzano il 35,8% delle esportazioni nazionali di merci (+0,7 p.p. rispetto al 2022) e attivano il 49,7% delle importazioni, (+0,2 p.p.).
I settori manifatturieri più coinvolti dalla presenza di multinazionali estere nell’interscambio con l’estero sono gli stessi sia per le esportazioni che per le importazioni: estrazione di minerali da cave e miniere (67,9% per l’export e 58,6% per l’import), fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (61,4% e 71,2%) e fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (60,9% e 67,9%). I flussi commerciali intra-gruppo sono pari al 49,5% per le esportazioni e al 64,7% per le importazioni delle multinazionali estere. Nelle esportazioni intra-gruppo le quote più alte si hanno nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (73,8%), nella confezione di articoli di abbigliamento e fabbricazione articoli in pelle (72,9%) e nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (69%). Nelle importazioni intra-gruppo valori rilevanti sono nell’industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili) e fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio (78,7%) e nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (66,1%). Le affiliate all’estero di multinazionali italiane esportano il 42,2% del loro fatturato verso mercati diversi dal Paese di localizzazione dell’impresa stessa, ma in alcuni settori tale valore è di gran lunga superiore: fabbricazione di articoli in pelle e simili (91,4%), industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento (78,2%) e fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere (72,5%).
Si confermano quote rilevanti di esportazioni verso l’Italia sul fatturato delle controllate italiane all’estero nei settori tradizionali del Made in Italy: 51,1% per le industrie tessili e confezione di articoli di abbigliamento, 49,5% per la fabbricazione di articoli in pelle e simili e 31,9% per la fabbricazione di mobili e altre industrie (Figura 1). Al contrario, la quota di fatturato destinata al Paese estero in cui è realizzata la produzione è particolarmente rilevante nella fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (75,6%), nell’industria del legno, stampa e riproduzione (70,1%), e nella fabbricazione apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (70,1%).
– foto IPA Agency –
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