
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Sessantacinque Paesi hanno firmato oggi ad Hanoi la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato penale internazionale approvato in oltre vent’anni. La cerimonia, ospitata dal governo del Vietnam con la partecipazione del segretario generale ONU Antonio Guterres, segna la nascita di un quadro giuridico globale per contrastare i reati digitali, dalle frodi online al ransomware, fino alla diffusione non consensuale di immagini intime.
“È un momento storico – ha dichiarato Guterres – che dimostra come il multilateralismo possa ancora offrire soluzioni concrete alle sfide più complesse”. Il Segretario Generale ha ricordato che “ogni giorno cyberattacchi rubano denaro, chiudono servizi essenziali e diffondono materiali di abuso sui minori. Ora finalmente ci sono regole comuni per fermarli”. La Convenzione di Hanoi, adottata dall’Assemblea generale nel dicembre 2024 dopo cinque anni di negoziati, è composta da nove capitoli e 71 articoli. Stabilisce l’obbligo per i Paesi firmatari di criminalizzare l’accesso non autorizzato ai sistemi informatici, la cancellazione o manipolazione di dati e le frodi digitali, e prevede disposizioni specifiche sui reati contro i minori. L’articolo 41 impone inoltre la creazione di una rete di contatto attiva 24 ore su 24 per facilitare indagini, estradizioni e scambi di prove elettroniche.
Tra i firmatari figurano Vietnam, Brasile, Belgio, Irlanda, Australia, Cile, Ghana, Cuba, Bielorussia e Grecia, mentre Italia, Stati Uniti, Cina e Russia non hanno firmato per ora, pur avendo partecipato ai negoziati. La Convenzione resterà aperta alla firma a New York fino al 31 dicembre 2026 ed entrerà in vigore 90 giorni dopo la quarantesima ratifica. Durante una conferenza stampa con il primo ministro vietnamita Ph?m Minh Chính, Guterres ha invitato i Paesi a “trasformare le firme in azione” ratificando rapidamente il trattato.
“Il documento – ha spiegato – permette alle forze dell’ordine di condividere prove digitali oltre i confini e garantisce che la privacy, la dignità e la sicurezza siano tutelate sia online che offline”. Il Segretario Generale ha anche risposto alle critiche di gruppi per i diritti umani e del Cybersecurity Tech Accord (che riunisce aziende come Meta e Infosys), secondo cui il testo rischierebbe di criminalizzare i ricercatori e favorire la sorveglianza di Stato. “Le attività di ricerca sono esplicitamente protette – ha chiarito – e se uno Stato sospetta che un altro possa usare le informazioni in violazione dei diritti umani, può rifiutarsi di condividerle. Questa è la prima convenzione internazionale che tutela in modo esplicito i diritti umani nel campo della giustizia penale”.
L’ONU sosterrà l’attuazione del trattato attraverso l’Ufficio contro la droga e il crimine (UNODC), che coordinerà formazione, assistenza tecnica e scambio di buone pratiche tra gli Stati membri. Il Segretario Generale ha concluso ricordando che “nessun Paese, grande o piccolo, può difendersi da solo nel cyberspazio: la sicurezza digitale deve diventare un bene pubblico globale”.
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