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Anthony Tamburri spiega la cultura della diaspora italiana in America


NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Anthony Julian Tamburri è una delle voci accademiche più autorevoli e prolifiche nel raccontare, studiare e interpretare la cultura prodotta dagli italiani in America e, più in generale, nelle diaspore italiane. Preside del Calandra Italian American Institute della City University of New York, teorico raffinato e punto di riferimento internazionale degli Italian American Studies, il Prof. Tamburri ha dedicato l’intera carriera allo studio della letteratura, del cinema, dell’immaginario e delle identità generate dall’esperienza migratoria italiana.
Non a caso, la pubblicazione in Italia del suo nuovo volume per Rubettino Editore, Gli Americani Italiani: cultura e società, rappresenta un evento culturale di rilievo. Un libro che raccoglie saggi scritti nell’arco di quasi trent’anni, ma che conserva una sorprendente attualità, soprattutto per il pubblico italiano.
«Credo che in Italia ci sia ancora molto da imparare sulla storia e sulla cultura degli americani di origine italiana», spiega Tamburri. «Ma soprattutto è necessario capire meglio questa identità che chiamiamo italoamericana, americano-italiana, italiana-americana: anche il linguaggio diventa parte del problema e della riflessione».
Il cuore del volume è proprio l’analisi dell’identità. Chi sono davvero gli americani di origine italiana? Come si definiscono? E come vengono rappresentati? Tamburri affronta questi interrogativi muovendosi tra letteratura e cinema, ricostruendo quello che definisce «il repertorio immaginario dell’italiano negli Stati Uniti», un insieme di immagini, narrazioni e stereotipi che hanno inciso profondamente sulla percezione collettiva.
Elemento centrale del pensiero del professore è il celebre “trattino” (di italo-americani, ndr), simbolo apparentemente grammaticale ma in realtà politico e culturale. «Il trattino è importante perché può separare oppure unire», spiega. «Io ho cercato di trasformarlo idealmente in una sbarretta che avvicina i due termini, italiano e americano». Da qui la sua scelta, non casuale, del titolo Gli americani italiani, e non “italoamericani”.
«Seguendo la regola italiana, prima viene il sostantivo e poi l’aggettivo», chiarisce Tamburri. «Io sono americano, ma di origine italiana, quindi sono un americano italiano. Se fossi in Italia, sarei un italiano americano». Una distinzione linguistica che diventa chiave interpretativa di un’identità complessa, stratificata, mai fissa.
Il libro si inserisce in una produzione scientifica vastissima: Tamburri è autore o curatore di decine di volumi, fondatore di riviste accademiche, promotore di reti internazionali sugli studi diasporici. Solo negli ultimi mesi ha pubblicato nuovi lavori sul futuro della leadership italoamericana e sulla scrittura “italiana” globale, intesa in senso inclusivo e transnazionale.
«Oggi più che vent’anni fa sono convinto che sotto l’ombrello di “italiano” debbano rientrare anche coloro che vivono all’estero e scrivono in inglese, ma dialogano costantemente con l’Italia», afferma. «L’Italia non può che beneficiarne, culturalmente e politicamente».
Con quasi 70 milioni di persone di origine italiana nel mondo – più di quante vivano oggi nella penisola – Tamburri propone una visione radicale e insieme naturale: quella di una “altra Italia” globale, diffusa, produttiva, culturalmente viva. Un’Italia che, grazie a studi come i suoi, può finalmente essere raccontata senza trattini che dividono, ma con ponti che uniscono.
xo9/mgg/azn (video e intervista di Stefano Vaccara)

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