MILANO (ITALPRESS) – Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il 31.5% delle donne ha subito nel corso della vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Nel 62.7% dei casi gli stupri sono stati commessi da partner. I dati raccolti dal Ministero della Salute dicono che nel 2021 sono state 11.771 le donne che hanno effettuato un accesso in pronto soccorso con indicazione di violenza, per un totale di 12.780 accessi. L’incidenza è di 18.4 per 10.000 accessi complessivi, in costante aumento dal 2017, nonostante la generale diminuzione del ricorso al pronto soccorso in conseguenza del Covid. I tassi di accesso delle straniere al pronto soccorso con indicazione di violenza sono più del doppio di quelle delle italiane, 11.8 per 10.000 residenti contro 4.7 nel periodo 2017-2019, 10 contro 3.8 nel periodo 2020-2021. Il divario maggiore si osserva nella fascia di età tra 18 e 34 e tra 35 e 49 anni, in cui i tassi sono più elevati. Sono questi alcuni dei temi trattati da Alessandra Kustermann, ginecologa a lungo primaria della clinica Mangiagalli di Milano, che ha fondato il “Centro di soccorso violenza sessuale domestica” del Policlinico di Milano e oggi è alla guida della onlus “Soccorso Violenza Sessuale-SVS, donna aiuta donna”, intervistata da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Credo che la violenza sia sessuale che domestica sia sempre esistita, le donne adesso hanno imparato a dare un nome a quello che avviene – ha esordito – Magari per la violenza domestica questo è particolarmente evidente, per la violenza sessuale si dà per scontato che avrebbe dovuto essere evidente fin dall’inizio ma non è così. Il problema è il consenso, che deve essere liberamente dato e può essere ritirato in qualsiasi momento nel rapporto sessuale, questo non è mai stato così chiaro come oggi, per questo sembra che i numeri siano in aumento”.
Dinamiche, quelle delle violenze sessuali, che in alcune forme sono aumentate negli ultimi anni: “Ricordiamo che in Italia pur essendo migliorata la situazione negli ultimi 30 anni, di fatto le donne che denunciano una violenza subita, sia sessuale che domestica, non superano il 10-12%, siamo a numeri bagatellari rispetto alla realtà del fenomeno che non emerge – ha spiegato – La realtà è dura, ci sono alcune forme di violenza che sicuramente sono aumentate, una per esempio è la violenza da parte di amici o conoscenti che prima sembrava un evento molto più raro”.
“Le cosiddette violenze senza memoria sono certamente aumentate, è aumentato l’uso di alcol o di droghe da parte delle donne, o l’utilizzo volontario da parte degli uomini della cosiddetta droga dello stupro – ha ricordato Kustermann – Tutte le volte in cui la donna è priva della capacità di difendersi e reagire o dire no con determinazione, lì può esistere una violenza sessuale, questo dice la nostra legge, è importante ricordarselo, lo ricordo a tutte le ragazze che affrontano questi temi”. “C’è più consapevolezza nelle vittime, sanno che il consenso è fondamentale, questo penso sia un vantaggio per le donne, ma anche uno svantaggio per gli uomini – ha aggiunto – Non metto in dubbio che per un giovane oggi è complesso capire quando è possibile e quando non possibile, questo fa parte dell’educazione che dovremmo dare ai nostri giovani già nelle scuole, iniziando fin dall’inizio a spiegare come dovrebbe essere una relazione”.
Kustermann ha parlato anche del lavoro svolto con il suo centro di soccorso per le vittime di violenza: “Quando è stato creato il soccorso violenza sessuale e domestica, avevo ben chiaro che uno dei problemi che impedisce alle donne di denunciare è il fatto di temere di non avere un giusto processo – ha raccontato – Fin dall’inizio abbiamo affiancato al centro un’attività di avvocati, oggi ne abbiamo 26 tra civilisti e penalisti, in grado di dare una consulenza ben meditata alle donne che si rivolgono a noi e che possono assistere le donne che hanno subito violenza – ha spiegato – Un giusto processo è fondamentale ma bisogna anche recuperare l’autonomia economica, abitativa, l’idea è che nelle donne che hanno subito violenza ci sia una parte che deve tornare alla luce”. Infine, dall’esperta alcuni consigli per i genitori nell’educazione dei figli e per le donne vittime di violenza: “Sono donna, ho allevato una figlia donna e ho tante nipoti femmine. Non voglio pensare che sia la donna che non voglia mettersi in una certa situazione, ma che deve esserci una consapevolezza diffusa tra maschi e femmine su quali siano i comportamenti da tenere o non tenere”, ha aggiunto.
“Il ragazzo va educato fin da piccolo a essere rispettoso e gentile nei confronti delle donne. La cosa migliore per chi ha subito una violenza sessuale è parlarne con le proprie amiche, con uno psicologo, con un centro antiviolenza. Dare un nome a ciò che è avvenuto, chiamarla violenza se tale è stata, non vuol dire necessariamente arrivare alla denuncia, quella la maturi e ci puoi mettere anche un anno, oppure puoi decidere che non la farai – ha concluso Kustermann – L’importante è dare un nome, consente di star meglio con se stessa”.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).