MILANO (ITALPRESS) – La resistenza agli antibiotici (o antibiotico-resistenza) è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere malgrado la presenza di un agente antibatterico che per tipologia e concentrazione è generalmente sufficiente a inibire o uccidere quei microrganismi. Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è molto aumentato negli ultimi anni, portando a una valutazione del suo impatto nella sanità pubblica in Italia e nel mondo e imponendosi come uno dei temi più caldi in medicina. I microrganismi multiresistenti possono infatti causare malattie anche molto differenti per sito di infezione, gravità e incidenza e sono spesso presenti negli ospedali che, da luogo di cura, si trasformano pertanto in luogo potenzialmente molto pericoloso per la salute. La resistenza agli antibiotici è uno dei temi affrontati da Matteo Bassetti, direttore clinica di malattie infettive e tropicali dell’Ospedale San Martino di Genova, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
L’antibiotico-resistenza è “un fenomeno in crescita”, ha detto Bassetti. “Lo era già prima che arrivasse il Covid, che è stato un moltiplicatore di problemi. Abbiamo usato troppo liberamente gli antibiotici – ha proseguito – e quindi abbiamo ingigantito il problema. I batteri resistenti agli antibiotici sono un grandissimo problema perchè infezioni anche semplici sostenute da batteri resistenti vuol dire che gli antibiotici non funzionano più. I batteri si sono rinforzati perchè abbiamo usato troppo e male gli antibiotici negli ultimi anni. Ci vuole un richiamo a tutti, a noi come classe medica ma anche alla gente – ha aggiunto -, per usare meglio e più appropriatamente gli antibiotici”.
Occorre quindi “il giusto farmaco: bisogna dare l’antibiotico giusto – ha sottolineato – nel momento in cui serve, cioè quando c’è un’infezione batterica. Poi dare la giusta dose, con il giusto ritmo e anche con la giusta durata”.
Il grande uso di antibiotici negli allevamenti ha contribuito ad aumentare l’antibiotico-resistenza? “Moltissimo”, ha detto Bassetti. “A livello europeo – ha continuato – circa dieci anni fa l’uso era 70% negli animali e 30% negli esseri umani. Poi i veterinari hanno capito l’entità del problema e a livello italiano si sta lavorando molto: si è ridotto significativamente il consumo di antibiotici. Il problema è che solo una piccola parte della carne che arriva sulla nostra tavola è prodotta in Italia. La grande maggioranza arriva dall’Est Europa, dal Sudamerica dove controllo sull’uso degli antibiotici è praticamente a zero. E’ un grande problema che in qualche modo dobbiamo affrontare. Gli antibiotici devono essere utilizzati bene negli esseri umani, in veterinaria e anche in agricoltura”.
Dal 30% al 60% delle infezioni ospedaliere non è sensibile agli antibiotici cosiddetti di “prima scelta”.
“La cosa importante – ha spiegato – è conoscere quali sono i batteri che circolano nell’ospedale e qual è il loro grado di sensibilità agli antibiotici. Quindi cercare di utilizzare da subito le terapie più giuste. Soprattutto dobbiamo cercare di fare meno terapie empiriche e più terapie mirate, cioè più diagnostica”.
Per Bassetti, inoltre, “bisogna fare attenzione a usare bene gli antibiotici vecchi e usarli solo quando servono. Ma soprattutto abbiamo costante bisogno di antibiotici nuovi. Le Big Pharma – ha continuato – purtroppo non investono più negli antibiotici perchè non rendono. Questo è un grande problema perchè rischiamo nel breve di tornare in epoca pre-antibiotica. Bisogna fare uno sforzo importante parlando dell’argomento, quindi incentivando la ricerca sui nuovi antibiotici, e cercando di usare bene quelli che abbiamo a disposizione”.
Bassetti è stato impegnato in prima linea durante la pandemia. “Il Covid – ha detto – ha consentito di far capire alla gente che le malattie infettive non sono qualcosa che è lontano ma presente. La gente, quindi, ha capito che le malattie infettive sono un problema”. E’ servito, dunque, per “rimettere le malattie infettive – ha affermato – al centro dell’agenda del mio paese e del mondo”.
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