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Il Bologna vince la Coppa Italia: c’è un  “modello americano vincente” in Serie A

Il Bologna del Canadese Joe Saputo ha vinto ieri sera la Coppa Italia battendo in Finale il Milan del Fondo americano RedBird Capital Partners guidato dallo statunitense Gerry Cardinale.

Quello dei rossoblu è un trionfo meritato e figlio di una programmazione societaria seria e competente, che dimostra come anche chi viene da oltreoceano può ottenere risultati virtuosi nel  calcio italiano.

Dopo l’Atalanta di Steven Pagliuca, che ha alzato al cielo l’Europa League la scorsa stagione, il Bologna di Joe Saputo è stato in grado  di  trionfare a Roma battendo  meritatamente un Milan sottotono, che ha evidenziato nei 90 minuti dell’Olimpico tutti i difetti già  ampiamente mostrati in una stagione definita dallo stesso ad del Milan Furlani “fallimentare”.

La vittoria del Bologna, che è tornato ad alzare la Coppa Italia dopo  ben 51anni, ha dei punti di  contatto con quella dell’Atalanta dello  scorso anno: entrambe non sono vittorie sporadiche ma sono frutto di una programmazione precisa e di un’identità societaria ben delineata.

L’Atalanta, il cui  pacchetto di maggioranza è  passato  nel 2022 in mano al newyorkese Steven Pagliuca, ha continuato anche dopo il passaggio di consegne ad affidare la gestione sportiva della squadra alla famiglia  Percassi, che aveva da tempo impostato un ciclo virtuoso.

Il Bologna di Joe Saputo, al comando dal 2014, dopo qualche anno di  apprendistato nel calcio italiano ha trovato la formula giusta nel 2022, quando ha inserito nell’organigramma societario, come Responsabile  dell’Area Tecnica, Giovanni Sartori, in uscita proprio dall’Atalanta: uomo di  calcio di grandissima competenza, Sartori ha rivoluzionato il mondo e le prospettive rossoblu con scelte tecniche che hanno  contribuito alla conquista di una storica qualificazione in  Champions League lo scorso anno e alla vittoria di un trofeo, dopo oltre mezzo  secolo, in questa stagione.

Sartori Responsabile dell’Area Tecnica e Di Vaio  Direttore Sportivo, con Claudio Fenucci Amministratore Delegato non sono  scelte casuali: sono la risultanza della volontà di delegare l’aspetto sportivo a una serie di  figure professionali italiane e competenti, che conoscono bene il calcio italiano: così come la proprietà americana dell’Atalanta si è  affidata alla famiglia Percassi anche il Bologna ha scelto la strada di una dirigenza “autoctona” che sa dove e come mettere le  mani per programmare e fronteggiare le  criticità.

Se due indizi sono già rilevanti, il terzo comincia a diventare la prova provata che la strada giusta è questa: nella stagione 2021-22 il Milan del Fondo statunitense Elliot, delegando la direzione tecnica e sportiva a Paolo Maldini e a Frederic Massara, ha vinto l’ultimo  scudetto  della sua gloriosa storia, l’unico dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi. Messi da parte, inspiegabilmente, Maldini e Massara dalla nuova proprietà, il Fondo  RedBird, insediatosi ad agosto del 2022, i rossoneri non hanno più vinto, eccezion fatta per la  Supercoppa di Riad a gennaio (magra consolazione), e hanno inanellato una serie di scelte dirigenziali e tecniche sbagliate che hanno portato i tifosi milanisti in aperta contestazione con la  Società.

In quanto a scelte sbagliate la Roma dei Friedkin non è stata da meno: insediatosi alla  guida della società capitolina ad agosto del  2020 Dan Friedkin ha investito centinaia di milioni dii  euro nel club senza riuscire mai a raggiungere la qualificazione alla Champions League. Certo la Roma dei Friedkin ha alzato nel 2022 al cielo  di Tirana la storica prima Conference League della storia, primo  trofeo europeo vinto dai  giallorossi dopo oltre 60 anni di  digiuno, ed è  arrivata a un centimetro dall’alzare l’anno successivo l’Europa League (sconfitta immeritata in Finale a Budapest, quando l’arbitro inglese Taylor ne fece più di carlo  in Francia…), ma questi risultati prestigiosi non sono stati frutto di una programmazione d’avanguardia e di una organizzazione convincente dell’area sportiva quanto piuttosto frutto del lavoro dello Special One Josè Mourinho, che nelle Coppe è  riuscito a far iperperformare la squadra.

I casting per la  direzione sportiva del club, portati avanti nel 2021 e nel 2023 a colpi di  “algoritmo”, hanno  portato a Trigoria prima il giovane portoghese Tiago  Pinto, che non aveva mai precedentemente ricoperto il ruolo di Ds al Benfica, club dal quale proveniva, e poi Florent Ghisolfi, francese di belle  speranze ma totalmente neofita del  calcio  italiano. Non è un caso che, in questa stagione, sia stato l’arrivo, di  Claudio Ranieri, che dall’alto della sua esperienza (e della promessa di un ruolo dirigenziale futuro) ha ricoperto in pectore il  ruolo di allenatore ma anche di manager a tutto tondo (come era stato  chiamato a fare Mourinho per due anni) a risollevare una stagione disastrosa fino ad ottobre.

La Roma dei Friedkin, così come il  Milan di RedBird, non è mai  riuscita a strutturare un organigramma dell’area tecnica e sportiva all’altezza, tanto che spesso lo  stesso Josè Mourinho si era trovato a sottolineare il fatto di essere lasciato “solo”.

Nel calcio italiano i club con proprietà americane hanno  ottenuto risultati continuativi solo quando si sono affidati a dirigenti italiani competenti di calcio che conoscono bene il mare in cui navigano: l’Atalanta di Percassi, il Bologna di Sartori e Di Vaio, il Milan di Maldini e Massara e, ovviamente, l’Inter: quando il Fondo  statunitense Oaktree ha rilevato i nerazzurri da Zhang è ripartito proprio dalla coppia Marotta-Ausilio e ha continuato a vincere. I  tifosi nerazzurri, peraltro, sperano che il  trend continui a Monaco, ma questa è un’altra storia.

L’articolo Il Bologna vince la Coppa Italia: c’è un  “modello americano vincente” in Serie A proviene da IlNewyorkese.

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