Secondo l’indagine condotta tra il 24 febbraio e il 17 marzo presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, nel primo trimestre i giudizi di peggioramento della situazione economica generale sono divenuti meno diffusi rispetto al trimestre precedente. E’ quanto risulta dall’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita sul primo trimestre 2023 della Banca d’Italia. In particolare, la quota di aziende che hanno espresso giudizi di peggioramento sulla situazione economica generale rispetto a tre mesi prima si è pressoché dimezzata (a 23,7%), restando tuttavia superiore a quella di chi ne ha osservato un miglioramento (14,9%, da 6,3 della precedente rilevazione). Al miglioramento delle prospettive delle imprese contribuirebbero soprattutto l’impulso proveniente dalla domanda per i propri prodotti o servizi e la contestuale attenuazione delle difficoltà legate ai rincari dei beni energetici e all’incertezza economica e politica, che lo scorso anno hanno rappresentato i principali ostacoli all’attività delle imprese. Quasi un terzo delle imprese della manifattura e dei servizi ha riportato un aumento delle vendite dall’inizio dell’anno, a fronte di circa un quarto che ne ha indicato una riduzione (entrambe le quote erano intorno al 27% nella precedente rilevazione). La crescita della domanda è stata particolarmente sostenuta nel comparto delle costruzioni; circa la metà delle imprese attive nel comparto residenziale ha dichiarato che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus. Nei prossimi tre mesi la domanda si rafforzerebbe ulteriormente in tutti i settori: il 45,9% delle aziende prevede infatti una crescita delle vendite, mentre solo il 13,2 ne prevede una contrazione (da 31,5 e 20,4 nella rilevazione precedente). Il saldo tra i giudizi di miglioramento e di peggioramento delle condizioni per investire è divenuto meno negativo rispetto al trimestre precedente, per la riduzione delle valutazioni sfavorevoli principalmente a beneficio di quelle di stabilità; il miglioramento del saldo è stato più netto per le imprese manifatturiere che per quelle dei servizi e quelle edili.
La quota delle imprese che prefigurano un aumento della spesa per investimenti fissi nel 2023 rispetto al 2022 continua a superare quella di chi ne prevede una riduzione, di 14,6 punti percentuali (come nella scorsa rilevazione). Il divario è particolarmente marcato tra le grandi imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi (33,8 punti percentuali), e tra quelle edili che operano prevalentemente nel comparto residenziale (22,7). Le aspettative sui livelli di occupazione nel secondo trimestre rimangono positive in tutti i settori: la quota di imprese che prefigurano un aumento del numero di addetti è superiore di 17,8 punti percentuali a quella di chi ne prevede un calo, un valore storicamente alto, in crescita da 11,1 nella rilevazione precedente. Fra i diversi settori, le prospettive risultano più favorevoli per le aziende con almeno 1.000 addetti e per quelle localizzate al Centro Nord. Nel primo trimestre poco più del 50% delle imprese ha riscontrato difficoltà legate ai livelli ancora alti dei prezzi dei beni energetici; per la metà di esse tali difficoltà sono risultate di minore entità rispetto al trimestre precedente e solo per il 9,0% si sono accentuate. In risposta agli elevati corsi energetici, il 38,0% delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi e il 48,4% di quelle delle costruzioni intendono alzare i propri prezzi di vendita nei prossimi tre mesi; tali quote risultano di almeno 20 punti inferiori a quelle osservate alla fine del 2022. Si sono ridotte ulteriormente anche le difficoltà legate all’approvvigionamento di materie prime e di input intermedi, che nel primo trimestre hanno interessato un’azienda su tre nell’industria in senso stretto e nei servizi e due su tre nelle costruzioni (da 51,5 e 72,7% nella precedente rilevazione).
(ITALPRESS).
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