
ROMA (ITALPRESS) – Una delibera del Cnel alza le retribuzioni dello staff, portando lo stipendio del presidente Renato Brunetta da 250 a 310mila euro l’anno, e si scatena la bufera politica. Sessantamila euro l’anno in più. Il Cnel, con una nota, fa sapere che “non corrisponde al vero quanto riportato il 6 novembre dal quotidiano ‘Il Domani’ allorché in relazione al Cnel si scrive: ‘Per i vertici 1,5 milioni in più’ e poi oggetto di articoli usciti anche su altre testate. Si tratta, con ogni evidenza di una serie di errori – voluti o meno non importa – che complessivamente concorrono a falsare la condotta di assoluta regolarità e legittimità cui il Cnel informa la propria attività”.
Quindi sottolinea che non ha effettuato alcun “adeguamento ma si è limitato a dare doverosa applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 135 del 9 luglio 2025, che ha ripristinato a decorrere dal 1° agosto, il tetto retributivo dei 311.658,53 euro”. La sentenza in questione ha dichiarato illegittimo il limite massimo di 240mila euro al compenso per i dipendenti pubblici, introdotto dal governo Renzi.
Nel 2014, infatti, un decreto legge aveva stabilito che le retribuzioni dei dipendenti pubblici non potessero superare lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, pari appunto a 240mila euro. L’attacco più duro arriva proprio dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che da presidente del Consiglio si battè, con una riforma costituzionale, anche per l’abolizione del Cnel. “Dice Meloni che lei non farà mai quello che ho fatto io. Per una volta ha detto il vero. Io volevo abolire il Cnel, lei invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d’oro Renato Brunetta. Il ceto medio paga le tasse, il Cnel le spende con Brunetta”.
E ancora: “Il Cnel ha deliberato un aumento di 1,5 milioni per i vertici e di 200.000 euro per lo staff, come riporta Il Domani. Giorgia Meloni non trova i soldi per aumentare gli stipendi al ceto medio ma li trova per aumentare il poltronificio di Brunetta”. Quello che non va giù alle opposizione non è solo l’aumento degli stipendi, ma anche il fatto che tempo fa l’organo, guidato da Brunetta, bocciò la proposta di salario minimo. “Portai a Meloni la proposta per aumentare gli stipendi a 4 milioni di lavoratori col salario minimo”, l’affondo del presidente del M5S, Giuseppe Conte. “Lì per lì finse interesse per la proposta e disse che avrebbe lavorato con il Cnel di Brunetta a misure per gli stipendi. Ci siamo lasciati così e poi? Niente salario minimo, ma sono aumentati gli stipendi dei vertici Cnel e di Brunetta, i rimborsi a ministri e sottosegretari. Mentre crollano i salari reali e abbiamo tasse record. Presidente Meloni: a posto così?”.
Per Avs “indicizzare i salari è il minimo e per evitare che i rinnovi vengano rimandati all’infinito, bisognerebbe farli scattare automaticamente con il doppio dell’inflazione. Immaginiamo che Brunetta sia d’accordo, visto che si è aumentato lo stipendio, mentre milioni di lavoratori non hanno lo stesso potere. Aspettano ancora il salario minimo, il rinnovo dei contratti e stipendi adeguati al costo della vita. Le parole non bastano: servono leggi, risorse e volontà politica. Sulle disuguaglianze, Brunetta ha preferito tacere: ma sono proprio quelle a minacciare la coesione sociale e la democrazia”.
Dal Pd, il deputato Andrea Casu parla di “schiaffo in faccia a milioni di lavoratrici e lavoratori poveri di cui la presidente Meloni deve rispondere. La destra al governo getta la maschera: è contro la difesa dei diritti di chi ogni giorno viene sfruttato ma per i loro comodi gli aumenti ci sono sempre”.
-Foto IPA Agency-
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