ROMA (ITALPRESS) – La Malattia Renale Cronica è una patologia progressiva che danneggia irreversibilmente i reni. Spesso, essa non presenta sintomi nelle fasi iniziali, rendendo difficile una diagnosi precoce. Se non individuata in tempo, può portare a insufficienza renale, richiedendo costosi trattamenti come dialisi o trapianto, aumentando così il rischio di mortalità. Solo in Italia, la malattia riguarda circa il 10% della popolazione adulta, ma solo un paziente su dieci è consapevole della propria condizione.
Lo scorso marzo, i Deputati Mulè e Patriarca hanno presentato una proposta di legge per avviare un programma di screening della malattia renale cronica nella popolazione adulta. Il programma, grazie alla collaborazione tra medici di medicina generale e nefrologi, mira a diagnosticare la malattia nelle sue fasi iniziali, quando è ancora possibile rallentarne o arrestarne la progressione con i trattamenti tradizionali.
Alla luce di questa emergenza, per la prima volta, con il contributo non condizionante di AstraZeneca, Bayer Italia e Boehringer Ingelheim, è stato istituito un gruppo di lavoro che riunisce tutti gli stakeholder del settore, composto dalle principali società scientifiche, clinici, medici di medicina generale e associazioni di pazienti, per lavorare insieme alla stesura di un documento che permetta al decisore pubblico di comprendere il fenomeno, le cause, le complicanze e l’impatto economico della patologia.
Sulla rilevanza del progetto, Luca De Nicola, Presidente della Società Italiana di Nefrologia e coordinatore scientifico dell’iniziativa, ha dichiarato “sicuramente, la Malattia Renale Cronica ha oggi una caratterizzazione epidemica. Con l’aumento dell’età media della popolazione e la crescita dell’obesità, del diabete e dell’ipertensione, il numero di pazienti è in costante aumento. Attuare un programma di screening per l’individuazione precoce della MRC è fondamentale per rallentarne la progressione e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Questo gruppo di lavoro permette di analizzare a fondo il problema e, sono convinto che, con il contributo di tutti gli attori, si riesca a fare la differenza nel migliorare la qualità di vita dei pazienti, e nella diagnosi precoce”.
Giuseppe Vanacore, Presidente dell’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto, ha sottolineato l’importanza di un approccio preventivo, dichiarando “difendere la dignità dei malati e i loro diritti è la nostra missione, ma c’è ancora un aspetto che non è adeguatamente affrontato: la prevenzione. Potremmo ritardare lo spettro della dialisi, tramite una buona fase conservativa e un’efficace prevenzione. Con un’adeguata informazione, le persone potrebbero essere consapevoli di tutte le opzioni terapeutiche disponibili, e siamo felici di poterne discutere con il gruppo di lavoro”.
Fondamentale è poi il contributo dei medici di medicina generale, rappresentati dalla Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie, dalla Federazione Italiana Medici di Famiglia e dal Sindacato Autonomo Medici Italiani, che hanno ribadito l’importanza di identificare i pazienti ad alto rischio nelle fasi iniziali, quando l’intervento terapeutico può essere più efficace. La collaborazione con i nefrologi sarà decisiva per rallentare la progressione della patologia, migliorando la prognosi e riducendo al contempo i costi per il Sistema Sanitario. Le riunioni del gruppo di lavoro consentiranno di affrontare i numerosi aspetti critici legati alla patologia, garantendo un dialogo continuo tra i partecipanti.
Quanto emerso dal gruppo di lavoro permetterà quindi di rimettere al centro la qualità di vita dei pazienti, puntando così ad una nuova strategia tesa ad aumentare gli investimenti per la prevenzione. La collaborazione tra clinici, pazienti e aziende è pertanto indispensabile per costruire il futuro della Sanità, offrendo soluzioni sempre più efficaci e sostenibili.
– foto ufficio stampa Esperia Advocacy –
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