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“Questo percorso è stato possibile anche grazie al prezioso contributo dell’Università Federico II e del Dipartimento di Agraria della Reggia di Portici, che hanno saputo connettere il mondo dell’artigianato della pizza con il grande settore dell’agroalimentare. È fondamentale comprendere che senza ingredienti di qualità – farine selezionate, pomodori eccellenti, mozzarella e fior di latte d’eccellenza, olio extravergine d’oliva – non può esserci una vera pizza napoletana” – sottolinea Pecoraro Scanio.
“Oggi più che mai, dopo il riconoscimento UNESCO, è necessario che lo Stato, la Regione, gli enti locali e le istituzioni scientifiche si impegnino attivamente per tutelare questa tradizione, preservandone l’identità e promuovendo un’innovazione intelligente e sostenibile. Il patrimonio della pizza napoletana non è solo un’eredità culturale, ma un modello da valorizzare a livello globale per la qualità, la sostenibilità e il legame con i territori” conclude Pecoraro Scanio
pc/gtr