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Serie A: delle prime 9 vince solo la Lazio

La 32ma giornata di Serie A scivola via tra delusioni e occasioni perse: poteva essere un turno di strappi e stravolgimenti, ribaltoni e conferme invece si è rivelata una giornata di transizione che mantiene sostanzialmente inalterati gli equilibri e le distanze nella lotta scudetto e nella lotta per l’Europa.

L’Inter è inciampata a Parma, rimontata da 2-0 a 2-2: non un buon segnale per una big unanimemente riconosciuta come la squadra di forte della Serie A ma che, nonostante il tricolore sul petto, ancora sembra non aver del tutto acquisito un DNA vincente che la possa tenere al riparo da passaggi a vuoto inspiegabili. Certo il pensiero può essere andato all’imminente sfida europea contro il Bayern Monaco, perché la Champions, è risaputo, toglie energie fisiche e mentali. Magari i ragazzi di Inzaghi, sul doppio vantaggio, hanno pensato di poter portare a casa i 3 punti anche inserendo la modalità “risparmio energetico”, ma in Serie A oramai non è più così, contro nessuno.

È riuscita a fare peggio il Napoli di Conte, che ha  avuto il vantaggio di  scendere in campo conoscendo già il risultato della competitor per il titolo: anche qui una rimonta subita in trasferta, ennesima situazione di vantaggio buttata via dai partenopei nel girone di ritorno. Quello che, tuttavia, ha maggiormente colpito della gara del Napoli a Bologna non è stato tanto il risultato, che alla fine può anche starci contro la squadra più in forma del torneo, quanto la modalità con la quale è arrivato il pareggio. La squadra di Italiano ha dominato in lungo e in largo per 90 minuti, tenendo arroccata nella propria metà campo la squadra di Conte per tutto il secondo tempo, nel corso del  quale il Napoli non è  quasi mai riuscito a superare la metà campo.

Della lotta a tre per la vittoria del Campionato, che raccontavamo un mese fa, non è  rimasto che uno sbiadito ricordo: la terza della classe, che sognava di godere (come da antico adagio) tra le due litiganti si è letteralmente sciolta come neve al sole: l’Atalanta di Gasperini non c’è più. Terza sconfitta consecutiva della  Dea, questa volta in casa contro la Lazio: per i biancocelesti si tratta di una vittoria importantissima, dopo 3 gare di fila senza ottenere i 3 punti, anche e soprattutto perché è arrivata in un turno di campionato nel quale nessun altra delle prime 9 in classifica è riuscita a vincere.

Detto del Bologna, che ha pareggiato in casa col Napoli, Juventus e Roma si sono vicendevolmente annullate all’Olimpico chiudendo sull’1-1 una partita che i giallorossi hanno pensato più a non perdere che provato realmente a vincere. Meglio i bianconeri di Tudor, che tuttavia hanno evidenziato una sterilità offensiva preoccupante, rotta solo da una grande volee di Locatelli dal limite, che era valsa il momentaneo vantaggio nel primo tempo, poi dilapidato a causa dell’ennesimo svarione difensivo in avvio di ripresa. Il tema della poca solidità difensiva dei bianconeri è centrale in questo girone di ritorno: della squadra che non concedeva mai occasioni da gol a inizio stagione non c’è più traccia. Dall’infortunio di Bremer in poi, come ha sottolineato in una recente intervista l’allenatore uscente Thiago Motta, tutto è cambiato. Altro tema è l’involuzione di Vlahovic, che sembra la brutta copia del centravanti dominante che si paragonava, tre anni fa, a Haaland: già messo ai margini da Motta, il giocatore con l’ingaggio più alto della Serie A rischia di essere accantonato presto anche da Tudor se non comincia a trovare con continuità la via del gol, che poi sarebbe il suo mestiere.

Di giocatori che si sono persi per strada nel corso di questa stagione è pieno il Milan, che non sembra avere più né cuore né identità. Leao e Theo Hernandez sono temi già  abbondantemente dibattuti, vale la  pena soffermarsi sui nuovi arrivi di gennaio, che avrebbero dovuto cambiare le gerarchie e innalzare il livello tecnico della squadra, per portarla in Champions: a parte Walker, contro la Fiorentina sono partiti tutti dalla panchina. Joao Felix è più fumoso della peggior versione rossonera di Robinho mentre Gimenez non segna più neanche con le mani. A tirar fuori i rossoneri dalle sabbie mobili ci hanno pensato Abraham e Jovic, i due che non ti saresti aspettato. Probabilmente il Milan è la più grande delusione della stagione, ma attenzione all’Atalanta di Gasperini, passata dalle stelle alle stalle in un amen e adesso risucchiata nel gruppone: se dovesse continuare la caduta libera e mancare anche l’accesso alla Champions il fallimento sarebbe clamoroso, imperdonabile.

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