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Serie A, il big match della sesta giornata è Milan-Juventus: Amarcord di una sfida epica

Il momento più alto del calcio italiano, parlando di squadre e non di Nazionale, è stato la Finale di Champions League della stagione 2002-03, l’unica nella storia della massima competizione continentale per club che ha visto fronteggiarsi due squadre della nostra Serie A: quelle due squadre erano la Juventus e il Milan e questo amarcord, da solo, rende l’idea di quanto, storicamente, la sfida tra bianconeri e rossoneri sia importante nello scacchiere nazionale e internazionale.

A Manchester, in quel lontano 2003, vinse il Milan, al termine di una maratona di oltre 120 minuti e di una drammatica serie di calci di rigore, che vide ben 5 rigori sbagliati (3 della Juve e 2 del Milan) su 10 tirati.

Ricordo che all’epoca, venticinquenne, fui mandato da Radio 24, emittente della quale ero inviato su Roma per la redazione sportiva, all’aeroporto di Fiumicino, dove centinaia di tifosi della Juventus erano rimasti bloccati a causa dell’annullamento del volo che li avrebbe dovuti portare in Inghilterra per vedere la partita. Vidi così quella Finale, con loro, dalla sala vip dell’aeroporto romano, messa a disposizione dei malcapitati dalla società AdR.

In campo per la Juventus in quella Finale maledetta del 2003 c’era anche Igor Tudor, l’attuale allenatore bianconero. La sua Finale durò appena 42’, prima di infortunarsi e lasciare spazio a Birindelli. Fu una delle tante sfortune bianconere in quella notte storica. La vita, a volte, fa giri strani, imponderabili.

Milan e Juventus sono state spesso rivali, anche acerrime, in Serie A. Il momento apicale di questa rivalità, quello che scaldò gli animi più di qualunque altro, risale alla stagione 2011-12.

Era il 25 febbraio 2012 quando, a San Siro, le due squadre si trovarono a fronteggiarsi in uno scontro diretto per la lotta scudetto. Il Milan di Allegri era partito in quella stagione come una delle squadre favorite, mentre la Juventus di Conte veniva da anni di sofferenza dopo Calciopoli, e si presentava come outsider ai nastri di partenza.

Era una squadra operaia quella prima Juve di Conte, con alcuni campioni (Buffon, Del Piero a fine carriera, Pirlo appena uscito dal Milan, anche lui  avanti negli anni…) e tanti gregari, alcuni dei quali si sarebbero dimostrati, negli anni, dei campioni nel proprio ruolo, ma che agli albori di quella stagione erano delle incognite: il riferimento è ovviamente alla difesa formata dal mitico trio BBC (Bonucci – Barzagli – Chiellini) che sarebbe stato determinante nel filotto di 9 scudetti consecutivi che sarebbe arrivato da lì a breve.

Quel 25 febbraio 2012 il Milan era partito fortissimo, portandosi in vantaggio dopo un quarto d’ora con Nocerino e raddoppiando, al 25’, con Muntari. La squadra di Allegri era arrivata a quel big match con 1 punto di vantaggio sulla Juventus che, tuttavia, aveva una partita in meno. Vincere nello scontro diretto era l’unico modo per avere la  certezza di restare davanti anche dopo che i bianconeri avessero recuperato la gara di Bologna, rinviata per maltempo.

2-0 dopo neanche mezz’ora per il Milan, dunque. Partita in cassaforte. Anzi no. Il gol di Muntari del raddoppio non è stato visto dall’arbitro Tagliavento e, soprattutto, dal suo assistente. Situazione surreale: mentre i giocatori del Milan esultavano, nel boato di San Siro, il gioco era proseguito, nonostante Buffon avesse levato il pallone dalla porta dopo che lo stesso aveva abbondantemente superato la linea. Un gol -non gol clamoroso, con le moviole che avrebbero calcolato, nel postpartita, che la palla era entrata di almeno  60 (!) centimetri.

Niente raddoppio rossonero dunque, una sliding doors fondamentale nel match e nella storia di quel Campionato.

La partita finì 1-1 con pareggio di Matri nel finale, e la Juventus vinse il suo primo campionato dopo Calciopoli, aprendo un dominio che sarebbe durato per nove stagioni consecutive. Scherzi del destino, quell’epopea, iniziata da Conte, fu sugellata da 5 stagioni trionfali di  Allegri, che portò la Juventus, per ben due volte, anche in Finale di Champions.

Quello stesso Massimiliano Allegri che aveva tuonato per mesi ricordando il gol di Muntari e che oggi siede di nuovo sulla panchina del Milan, pronto a prendersi una rivincita sul destino: quest’anno, infatti, dopo la scorsa stagione fallimentare, è il Milan a partire da outsider…

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