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Spalletti out, Ranieri si prepara: l’Italia cambia per inseguire il sogno americano

Non c’è bisogno di aspettare Italia-Moldova per dire che Luciano Spalletti non è più il commissario tecnico della Nazionale. Il verdetto è arrivato da parte dello stesso ct uscente, in una conferenza stampa interrotta dal groppo alla gola.

Era nell’aria, ed è diventato realtà: Spalletti viene sollevato da un incarico che – va detto – non è  mai  sembrato realmente cucito su di sé. Lo ha ricoperto con la passione e con la  consueta energia, ma senza riuscire mai a trovare la chiave per trasformare una somma di calciatori in un gruppo, un’idea tattica in una squadra. Due anni di polemiche, dichiarazioni a effetto, musi lunghi e tensioni sotterranee (ma nemmeno troppo). Due anni nei quali Spalletti ha portato con sé in Nazionale tutto quello che era stato nei club: geniale, passionale, permaloso, impulsivo. Ma anche logorato dai rapporti, incapace di costruire un’identità vera nel poco tempo a disposizione di un selezionatore.

Ed è proprio qui il punto. Perché Spalletti non è un selezionatore, è un allenatore da campo, da quotidianità. Uno che ha bisogno del contatto costante con i suoi giocatori, per poter trasmettere loro la sua idea di calcio. In un club può modellare, limare, limare ancora. In Nazionale tutto questo non c’è. In Nazionale devi scegliere, unire, dare una rotta in tempi strettissimi. Serve equilibrio, visione, ma soprattutto serve la capacità di costruire fiducia in fretta. E questo, Spalletti, non è riuscito a farlo.

Serve, quindi, un altro tipo di profilo, che il popolo calciofilo dei social prima ancora della FIGC hanno  individuato da subito nella figura, esperta e rassicurante, di Claudio Ranieri.

Sì, proprio lui. Il signore della panchina che saluta, torna, saluta di nuovo e (forse) torna ancora. Uno che sembrava aver chiuso con il calcio almeno due volte negli ultimi dodici mesi – prima con la salvezza miracolosa del suo Cagliari, poi dopo aver riportato la Roma in Europa con un girone di ritorno da 46 punti, roba da scudetto. Ma evidentemente la parola “fine”, nel libro di Claudio Ranieri, è destinata a non essere ancora scritta. Perché oggi sembra pronto a dire sì alla chiamata più importante, quella dell’Italia, con la serenità e l’umiltà di chi conosce la misura delle sfide e non ha più nulla da dimostrare.

Ranieri è, per storia e caratteristiche, il selezionatore perfetto. È il leader pacato ma autorevole, l’uomo che sa farsi ascoltare senza alzare la voce. È il tecnico che conosce il valore del gruppo, che sa tenere insieme gli uomini prima ancora dei moduli. Ha il carisma giusto per dare un’identità e un senso di appartenenza all’Italia. E non sarebbe certo il doppio incarico che si profila all’orizzonte – ct azzurro e consigliere personale dei Friedkin nella Roma – a metterne in discussione la lucidità o la trasparenza.

Ranieri, oggi, sembra l’unica figura che può mettere tutti d’accordo: la Federazione, i tifosi, la stampa e lo spogliatoio azzurro. È l’uomo del sì, quando tutti gli altri sembrano aver perso il coraggio o la voglia. Sarebbe il tassello giusto per ridare serenità all’ambiente e, magari, costruire una squadra degna di riportare la nostra nazionale al Mondiale, dopo due edizioni passati sul divano  a guardare le altre nazionali giocare. Dal suo punto di vista la prospettiva di chiudere la carriera da allenatore sulla panchina della Nazionale italiana in un Mondiale sarebbe il  coronamento perfetto di un percorso professionale entusiasmante e ricco di successi e riconoscimenti. Non solo un premio alla carriera, sia chiaro, ma anche quello.

Spalletti esce di scena come un grande artista inquieto, Ranieri è  pronto a entrare in scena come un vecchio saggio con ancora tanto da insegnare, e con un sogno da realizzare, per sé e per l’Italia calcistica: il sogno (del mondiale) americano.

E se è vero che nella vita, e così anche nel calcio, bisogna saper dire addio, è altrettanto vero che certe storie sono scritte per ricominciare sempre. Ranieri lo sa. E l’Italia, con lui, può davvero inseguire il sogno americano.

L’articolo Spalletti out, Ranieri si prepara: l’Italia cambia per inseguire il sogno americano proviene da IlNewyorkese.

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