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Tumore ai polmoni, ripresa più rapida grazie alla chirurgia robotica

ROMA (ITALPRESS) – Ogni anno si registrano circa 41.000 nuove diagnosi di tumore al polmone e 34.000 decessi. Mentre la gran parte dei tumori ha andamenti di mortalità in calo, quello al polmone è in controtendenza, infatti la mortalità cresce del 5% e soprattutto tra le donne. La prima causa di malattia è il fumo associato a circa un tumore su tre e l’abitudine è appunto in aumento tra le donne. L’immunoterapia, le terapie a bersaglio molecolare e la chirurgia robotica sono importanti armi per contrastare il tumore al polmone, in particolare la chirurgia robotica permette di eseguire interventi che abbinano una piccola invasività a una grande precisione, consentendo il miglior recupero al paziente. Sono questi alcuni dei temi trattati da Giulia Veronesi, direttrice del programma strategico di chirurgia robotica toracica presso l’Ospedale San Raffaele e professoressa presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, intervistata da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La chirurgia robotica è l’evoluzione della toracoscopia – ha esordito – Permette di intervenire sull’asportazione dei polmoni o parti di essi con un approccio meno invasivo e una precisione di movimento molto evoluta, rendendo molto più semplice la chirurgia mini invasiva. Togliamo anche un polmone con una semplice incisione di tre centimetri – ha sottolineato Veronesi – Non ci sono più i tagli della parete toracica, ma tutto è effettuato con un approccio poco traumatico e una ripresa molto rapida col paziente dimesso con poco dolore rispetto alla chirurgia tradizionale”. La professoressa ha spiegato nei dettagli come funziona la chirurgia robotica e in che modo viene applicata all’oncologia polmonare: “Vediamo i dettagli anatomici del campo operatorio in tre dimensioni, il chirurgo lavora al computer con joystick e pedali, con le due mani controlla quattro braccia robotiche – ha spiegato – C’è un cambiamento di impostazione. Chi approccia a questo tipo di chirurgia inizialmente ha uno shock, la paura è che se c’è un sanguinamento non si è subito lì a controllarlo, in verità ci sono azioni che si possono controllare anche a distanza. Si ha tutta una procedura più sofisticata e anche più precisa. Si mantiene la concentrazione essendo in una postazione”.
E al contrario di quanto si possa pensare, si tratta di un tipo di chirurgia non così costosa rispetto a quella tradizionale: “I costi sono stati un limite importante, ma con la concorrenza si stanno abbattendo. In più ci sono meno costi per le degenze e per i farmaci e meno personale infermieristico che deve stare sul paziente”. “Il tumore del polmone è silente, dà segni di sè quando è avanzato o dà metastasi – ha aggiunto parlando dei sintomi – A volte si può riscontrare con tosse o affanno, ma è chiaro che tutti i fumatori hanno questi sintomi. Più raramente abbiamo sintomi neurologici di malattia avanzata”. E uno dei punti dolenti in Italia è rappresentato dall’assenza di screening sistematici che rendono ancor più complesso intercettare in tempo i malati oncologici a livello polmonare: “Si discute moltissimo con le istituzioni sull’apertura dello screening polmonare a tutta la popolazione. In Italia il numero dei fumatori tra uomini e donne si attesta al 23% e quelli che sono candidabili a uno screening sono circa 2 milioni, con un impatto importante e una riduzione potenziale della mortalità per tumori polmonari intorno al 30%”, ha ribadito Veronesi.
“Siamo un pò in ritardo rispetto al resto d’Europa, gli Stati Uniti hanno iniziato molto prima, hanno lo screening dal 2012. Tutte le linee guida dicono che va fatto, i politici sono d’accordo e penso che nell’arco di un paio di anni sarà fatto”. La chiosa è sulle cause principali dei tumori ai polmoni e come ampiamente prevedibile il fumo è al primo posto: “L’80% dei tumori dei polmoni nelle donne e il 90% negli uomini è dovuto al fumo di sigaretta sia attivo che passivo – ha ricordato – L’inquinamento atmosferico invece contribuisce intorno al 7%, c’è una grossa differenza, e poi sommando le due cose si aggiunge rischio a rischio. Per quanto riguarda la sigaretta elettronica, togliendo le sostanze da combustione del tabacco si elimina la cancerogenesi, rimane il tema di dipendenza da nicotina – ha concluso – Nei giovani è una vera e propria epidemia, la nicotina fa molto male”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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