Si può dire che la scena dell’arte moderna di New York City abbia visto di tutto. Un artista italiano è in missione per sconvolgere questa realtà con la sua invenzione di un mezzo completamente nuovo.
Federico Vezzaro ha passato 15 anni a sviluppare un metodo per imprimere disegni su lastre di metallo sfruttando il processo naturale di ossidazione della superficie. Il risultato: la ruggine. Ieri, a Brooklyn, ha presentato le sue opere al mercato americano nella sua prima mostra internazionale: Carminium.
“Ero partito dalle basi elementari di questo processo, quindi è pieno zeppo di errori, fallimenti, casini,” ha detto Vezzaro. Alla fine, dopo anni di esperimenti con campioni, che ha scelto di portare alla mostra e mettere a disposizione degli ospiti, ha raggiunto un grado di stabilizzazione chimica. Ogni opera esposta sulle pareti, ci spiega, è stata creata negli ultimi mesi.
La maggior parte delle opere di Vezzaro sono semplici. I suoi design variano da macchie di ruggine a linee e cerchi. Per Vezzaro, tutto ruota intorno al mezzo: “Volevo qualcosa che fosse diretto, non mediato, non rimaneggiato, che proprio esprima la forza che c’è dentro la materia, la sua energia.”
Il pezzo preferito di Vezzaro è una tela verticale con linee di ruggine che ricordano il codice Morse. Quando gli viene chiesto se ha un titolo, scuote la testa: “I nomi sono riduttivi.” Invece, spiega Vezzaro, assegna a ciascun’ opera un codice a cinque cifre tratto dalla sequenza di Fibonacci. “Siccome la sezione aurea è infinita ma tende alla perfezione, più ne faccio, più mi avvicino alla perfezione.”
Disegnare attraverso la ruggine, tuttavia, non è sempre stato l’obbietivo di Vezzaro. Ha iniziato la sua carriera come designer di mobili specializzato in bio-costruzione, l’uso di materiali sostenibili ed ecologici. “La sua passione per l’uso di materie prime naturali lo ha spesso portato a sviluppare le proprie formulazioni per vernici e finiture,” si legge nella biografia di Vezzaro.
Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare la sua tecnica unica di stabilizzazione della ruggine, che gli consente di preservare i suoi disegni, impedendone il deterioramento naturale. Il processo si basa sull’uso di acido e comprende circa 30 passaggi, a seconda della tonalità desiderata.
“La vera identità delle opere proviene dall’aggressione dell’acido. Un vero atto di violenza,” ha spiegato Vezzaro riguardo al significato dietro il suo processo.
Vezzaro spera che la sua mostra permetta alle persone di vedere la possibilità di creare qualcosa di bello da qualcosa di insignificante. “Il ferro è una cosa umile, che poi uno neanche pensa che abbia questo valore intrinseco,” ha detto.
Una cosa è certa: nessuno nella scena artistica di New York City può fare quello che fa lui. Ora che le sue opere sono diventate pubbliche, Vezzaro spera di attirare l’attenzione desiderata:
“Vedere questo processo sedativo, i colori che vengono espressi in questa maniera violenta e rude, è molto interessante.”