MILANO (ITALPRESS) – Riduzione entro il 2030 del 50% dell’intensità di carbonio del proprio portafoglio di investimenti finanziari gestiti direttamente, -46% di emissioni di Scope 1 e Scope 2 entro il 2030 e 1,3 miliardi di investimenti tematici per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) nel 2024. Sono questi i punti principali della strategia sul cambiamento climatico messa in atto dal Gruppo Unipol.
A spiegarli nel dettaglio Matteo Laterza, direttore generale del Gruppo Unipol. Al fine di consolidare il proprio processo di allineamento del portafoglio finanziario a una traiettoria di contenimento dell’aumento della temperatura media globale a circa 1,5°C, il Gruppo Unipol ha aderito alla Net Zero Asset Owner Alliance, impegnandosi in questo modo a ridurre le emissioni dei propri portafogli di investimento a zero emissioni nette di gas ad effetto serra entro il 2050 e ad agire per ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’engagement delle aziende investite. Sull’obiettivo della riduzione del 50% entro il 2030, si tratta di un impegno che riguarda le emissioni di Scope 1 e 2 delle società in perimetro e gli asset coperti dal target – al 30 settembre 2022 – sono pari a 16,1 miliardi di dollari.
In quest’ottica diventa fondamentale il dialogo con le 20 società che generano le maggiori emissioni di Scope 1 e 2 a supporto del raggiungimento del sub-portfolio target. Nel 2022 le emissioni di tali società rappresentavano oltre il 70% del totale delle emissioni assolute degli asset coperti dal sub-portfolio target. Per raggiungere l’obiettivo saranno svolte attività di dialogo costruttivo sia a livello bilaterale, tra Unipol e l’emittente, che collettivamente, verso una singola impresa o un intero settore, attraverso iniziative come Climate Action 100+.
Infine la quota di investimenti SDGs di 1,3 miliardi (rispetto agli 862,2 milioni a fine 2021) agirà sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici e la tutela dell’ambiente, gli ecosistemi terrestri, marini e di acqua dolce. L’adozione della Strategia sul cambiamento climatico nasce dalla convinzione che il ruolo delle assicurazioni non si limita al solo processo di trasferimento del rischio, ma, all’interno di un processo di sistema, è fondamentale anche nel supportare altri attori, pubblici o privati, nell’implementare azioni per ridurre il rischio e adattarsi al cambiamento climatico. Infine, in qualità di investitori istituzionali, le assicurazioni possono mobilitare le risorse necessarie per finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici rappresentando un motore straordinario per stimolare e abilitare il cambiamento del sistema produttivo. “Con il piano industriale attuale, che va sotto il nome di Open New Ways, ci siamo posti obiettivi nuovi in tema di nuovi prodotti che contribuiscano alla mitigazione del discorso climatico. Si tratta di obiettivi legati alla modalità con cui noi facciamo investimenti specifici nel mondo della sostenibilità ESG e anche nella modalità in generale con cui noi selezioniamo gli emittenti – ha spiegato Laterza – Abbiamo obiettivi in termini di riduzione di emissione di CO2 dei nostri mobili strumentali e non, profondamente integrati a quella che è la nostra strategia e la nostra modalità di fare business assicurativo sul nostro mercato”. Tornando poi sul ruolo che nella lotta al cambiamento climatico possono avere le compagnie assicurative, il direttore generale di Unipol lo ha definito “centrale perchè le compagnie assicurative prestano i loro bilanci ai loro clienti per far fronte a quelli che possono essere rischi inattesi di vario genere, compreso il rischio climatico. Il nostro è un Paese che ha una struttura idrogeologica critica e complessa e quindi il contributo delle compagnie assicurative è sicuramente molto importante”, aggiungendo però che “potrebbe essere ancora più importante se all’interno della nostra comunità si sviluppasse una cultura assicurativa e una predisposizione a coprire i rischi assicurativi più alta rispetto a quella che oggi c’è nel nostro Paese”. Altri capitoli della strategia climatica di Unipol sono l’esclusione dall’attività di sottoscrizione rami danni delle aziende che operano prevalentemente in attività di estrazione di carbone e delle aziende che adottano pratiche estrattive non convenzionali e monitoraggio delle performance Esg dei clienti che operano in settori sensibili; il miglioramento dell’efficienza delle strutture informatiche; la realizzazione di attività di sviluppo immobiliare orientate alla massima autosufficienza energetica, investimenti per la riqualificazione urbana e per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare in essere.
(ITALPRESS).
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