
Nel calcio che avanza verso la nuova era fa riflettere che, in una giornata di campionato nella quale non ci saranno big match classici, intesi come incroci tra le storiche grandi della Serie A, classifica alla mano due partite rubano attenzioni e si prendono la scena: Bologna-Juventus e Roma-Como.
Il Bologna di Italiano si è consacrata nel calcio d’elite, dopo l’exploit della stagione da Champions di Motta, vincendo la Coppa Italia, mantenendosi stabilmente nella parte alta della classifica nazionale e assumendo una dimensione internazionale grazie ad un cammino più che onorevole in Europa League, dove giovedì ha ottenuto un importante successo in rimonta contro il Celta Vigo.
Il fatto che i felsinei arrivino allo scontro diretto con la Juventus (in chiave lotta Champions) avanti in classifica, e pensare che questo non solo non ci stupisca ma ci sembri più che plausibile, dà l’esatta dimensione del grande lavoro che sta facendo il Bologna a livello tecnico, dirigenziale e societario.
La differenza tra il Bologna e la Juventus, negli ultimi 3 anni, più che in termini di valori tecnici dei giocatori e al di là dei posizionamenti in classifica, sta nella solidità societaria: mentre la Juve del post Andrea Agnelli naviga a vista con la nebbia, sbagliando scelte e mancando clamorosamente di programmazione, il Bologna continua ad iperperformare e ad andare oltre le previsioni, grazie al lavoro di una dirigenza straordinaria supportata dalla proprietà.
Guardate il caso Thiago Motta: al Bologna, ovvero in uno dei contesti societari più virtuosi della Serie A, ha fatto meraviglie, mentre a Torino ha fatto la figura del pollo. Evidentemente non era il miglior allenatore della Serie A quando allenava i rossoblu, così come è palese che non fosse un incapace come l’hanno fatto passare in bianconero. Ad una analisi approssimativa si potrebbe pensare che abbia pagato lo scotto del salto di qualità, l’amara realtà potrebbe portare ad una conclusione opposta, ovvero che abbia pagato lo scotto di un abbassamento di livello societario.
Se il Bologna è una favola nel senso più puro del termine, che richiama calcisticamente ad una sorpresa frutto di lavoro, competenza e organizzazione, il caso del Como è diverso, perché la favola che si sta concretizzando in riva al Lago era piuttosto scritta e prevedibile. La proprietà del Como è ricchissima, la più ricca della Serie A per distacco e tra le più ricche al mondo, e il mercato estivo del Como, che ha investito 100 milioni per rinforzare la rosa, non è un mercato da piccola.
Attenzione ai termini, perché sono importanti: ho scritto “investito” e non “speso”, perché il Como ha messo tanti soldi sul piatto ma l’ha fatto con la volontà di programmare, costruire, e questo avvicina concettualmente il suo percorso a quello del Bologna. Ma non parlerei né di “sorpresa” né di “favola”, piuttosto di competenza e, perché no, gusto estetico: i proprietari del Como hanno sempre dichiarato, dai tempi della B, che il valore primario che inseguivano era quello estetico, ovvero volevano vedere bel calcio.
Se devo paragonare il Como di oggi a una squadra del passato il primo pensiero va al Milan di Berlusconi degli anni ’90, che inseguiva (a suon di miliardi) gli stessi principi. Se vi sembra un’esagerazione, sappiate che non mi stupirei nel vedere, da qui a qualche anno, il Como giocare stabilmente in Champions League e, perché no, vincere trofei in Italia e all’estero.
La sfida dell’Olimpico contro la Roma sarà un banco di prova interessante per testare la solidità mentale della squadra di Fabregas: si tratta della seconda trasferta difficilissima in serie, e la prima è finita con una roboante sconfitta per 4 a 0 a Milano contro l’Inter. Penso che batoste così siano fisiologiche per una squadra che, per mentalità, decide di giocare a viso aperto contro chiunque, bisogna solo vedere se la botta presa porterà, sia pur involontariamente, i giocatori a cambiare atteggiamento la partita successiva. Sarebbe questo il pericolo più grande per una squadra che ha fatto dell’identità il proprio valore più grande: perdersi, rimanere nel limbo tra quello che dovrebbe fare e quello che teme di ripetere, vale a dire naufragare nelle proprie idee.
Se gli mancherà il coraggio di giocare fino in fondo il proprio calcio, all’Olimpico il Como rischia un altro tonfo, perché la Roma di Gasperini è la squadra forse peggiore da incontrare in questo momento: una squadra in salute, come ha dimostrato nella netta vittoria esterna in Europa League sul Celtic, e per giunta ferita da due sconfitte consecutive in campionato, dunque con una grande voglia di rivalsa davanti al proprio pubblico.
L’articolo Serie A: 15ma giornata senza big match. La gara di cartello è Bologna-Juventus proviene da IlNewyorkese.